Non dire gatto by Giovanni Trapattoni & Bruno Longhi

Non dire gatto by Giovanni Trapattoni & Bruno Longhi

autore:Giovanni Trapattoni & Bruno Longhi [Trapattoni, Giovanni & Longhi, Bruno]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: biografia, sport
ISBN: 9788858682296
editore: Rizzoli
pubblicato: 2015-06-14T22:00:00+00:00


Andai da Boniperti e gli dissi: «Giampiero, l’anno prossimo me ne vado. Non so dove, non ho ancora preso impegni e non l’ho ancora detto a nessuno. Lo sappiamo io e te».

Lui si allarmò: «No, no, Gianni, aspetta. Cosa fai? Sei pazzo?».

«Porca miseria, sono dieci anni che sto alla Juve! Dieci anni sulla stessa panchina non si è mai visto da nessuna parte!»

«Appunto. Vuol dire che stai bene qui…»

Mi aspettavo questo tipo di reazione e mi ero preparato. Non mi feci convincere, ribadii che non c’erano più margini di trattativa.

«Ormai abbiamo deciso anche in famiglia, ti ripeto che non vado via perché c’è qualcosa che non funziona. Voglio soltanto provare ad allenare da qualche altra parte. Cerca di capirmi, io non sono un dirigente, sono un allenatore e gli allenatori hanno sempre la valigia in mano. Tutti tranne me. La valigia finora io l’ho fatta sempre e solo per le trasferte della mia, della nostra Juventus. Ma adesso è arrivato il momento di provare nuove esperienze.»

«Va bene, ho capito. Certo che è un bel guaio… Agnelli non la prenderà affatto bene. Facciamo così: non dire niente a nessuno. L’Avvocato non deve venirlo a sapere. Non subito. C’è ancora la Coppa dei Campioni, il campionato… aspettiamo la primavera.»

E così fu. A marzo giocammo contro il Barcellona per i quarti di finale di Coppa dei Campioni. I tifosi erano ancora esaltati dalla prestazione contro l’Argentinos Juniors e pensavano che non potesse farci paura un Barcellona privo di Bernd Schuster e con un centravanti poco prolifico come lo scozzese Steve Archibald. Andammo in Spagna senza Serena, con Briaschi e Laudrup in attacco e in panchina il giovane Marco Pacione, che dovette entrare dopo venti minuti per sostituire Briaschi infortunato. Sembrava una partita destinata allo 0-0 perché ci difendemmo bene e con ordine e il Barcellona si rese pericoloso in ben poche occasioni, ma all’85’ prendemmo un goal strano, un tiro da lontano deviato in area, 1-0 per loro, risultato finale.

Al ritorno occorreva vincere almeno 2-0 e stare attenti a non prendere goal in contropiede. Questa partita è passata alla storia almeno quanto quella contro l’Argentinos Juniors, ma per motivi opposti. Soprattutto fu la partita che condannò a un’ingiusta gogna mediatica Marco Pacione, colpevole di essersi mangiato qualche goal di troppo.

Pacione era una bella promessa, in quel momento. Era stato preso come riserva delle riserve e in effetti in campionato non giocò che poche partite, senza mai segnare un solo goal. Il caso volle che per il ritorno dei quarti di finale di Coppa dei Campioni avessimo Serena e Briaschi in infermeria e che ci fosse la necessità di segnare almeno due reti. Non potevo arrangiarmi inserendo un altro centrocampista. Fanna e Marocchino, ali d’attacco che all’occorrenza davano una mano in fase realizzativa, non c’erano più e mi affidai abbastanza tranquillamente a Marco: era la scelta più lineare che potessi fare e credo che anche tifosi e giornalisti la pensassero così. Inoltre Pacione era un attaccante generoso ed era bravo ad aprire gli spazi



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